La Danzatrice riacquista le braccia Canova ritrova l'antico splendore

Al Museo di Possagno va in mostra la l'originale in gesso dell'opera, mutilata dai bombardamenti del 1918. Con un intervento di "reverse engineering" sono state realizzate protesi speciali reversibili

di LAURA LARCAN da www.repubblica.it/speciali/arte

La Danzatrice riacquista le braccia Canova ritrova l'antico splendore

POSSAGNO (Tv) - E la "Danzatrice" di Canova, mutilata dalle granate della Grande Guerra,  riacquistò le braccia. Miracoli della scienza e di una tecnologia di restauro che potrebbe far discutere. Se sia giusto o no integrare una statua che la storia ci ha lasciato "ferita" in eredità, lo giudicheranno gli esperti. Noi ci limitiamo a raccontare i fatti, che hanno comunque del sensazionale nell'arte. Com'è noto, la Gipsoteca Museo Antonio Canova custodisce, per volere dello stesso artista, la statua in gesso originale della "Danzatrice con i cembali" realizzata dal Canova nel 1812 (quella su cui effettivamente lavorò Canova, affidandone poi la trasposizione in marmo ad abili collaboratori e su cui interveniva alla fine nell'intento di rappresentare "la vera carne"). La versione in marmo, ricavata dal modello in gesso, eseguita per l'ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij, è ora patrimonio inamovibile del Bode Museum di Berlino.

 

La Crocifissione dei Santi di Jacopo da Ponte (detto Bassano)

Ospitiamo oggi una buonissima descrizione e analisi fatta dal nostro amico Giacomo che si è dilettato a descrivere la pala di Jacopo Bassano, uno dei capolavori conservati nel Museo Civico “Santa crocifissioneCaterina” di Treviso. Una delle memorie del ricco convento delle suore di San Paolo del capoluogo trevigiano. L’articolo proposto ci fornisce alcuni spunti sulla maniera del pittore bassanese e un confronto con l’arte dei grandi pittori veneti.

Scritta da Giacomo Prete

La “Crocifissione dei Santi” di Jacopo Bassano, eseguita tra il 1561 e il 1562, è stata commissionata dalle suore del convento di San Paolo per la pala dell'altare dell'omonima chiesa a Treviso ed è uno dei dipinti più importanti e caratterizzanti della produzione dell'artista, legato in quel periodo al movimento manieristico. Il dipinto fu trasferito nel 1810 nella chiesa di San Teonisto a Casier, a causa delle soppressioni napoleoniche; nel 1946 fu donato al museo Luigi Bailo di Treviso, ove è attualmente conservato.

Il dipinto, alto tre metri e largo uno e mezzo viene realizzato in olio su tela, riprende ampiamente la Crocifissione del Tiziano in San Domenico ad Ancona, la grafica del Parmigianino e del Veronese, lo stile lumistico del Tintoretto.

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